Recensione di Io, Clara... e le altre di #nadialattanzi
E poi arriva Nadia. Forte come la vita, profonda anima salva che ha scelto di mettere l'amore prima di tutto il resto, nella sua vita. Due occhi penetranti, che ti passano da parte a parte, giacché vogliono essere sicuri di arrivarti al cuore. Se vuoi farla felice, lascia che metta i suoi pensieri nero su bianco, permettile di raccontarsi, attraverso l'efficacissimo modo che ha di curare la sintassi e la semantica, invitala ad abbandonarsi al lento, costante fluire del pensiero, sempre collegato con un cuore, il suo, libero da molti condizionamenti, scevro di facili illusioni e ricco, tanto ricco da stupire che ne legge le parole, precise, mai banali o usate a caso e sempre, sempre opportune. Quel che ne verrà fuori è un concentrato di passione, quella stessa che Nadia mette in ogni azione che fa.
Il testo d'esordio di Lattanzi, Io, Clara... e le altre, ci invita a prendere in mano la chiave di un prezioso scrigno, che a lungo l'autrice aveva tenuto chiuso, nel segreto del suo cuore, convinta che le storie delle donne del suo testo non fossero degne di essere lette, assimilate, vissute e fatte proprie e, invece, la scelta di renderle pubbliche si è rivelata, con il passare del tempo, felice, come la lieta fine che si riesce a scorgere, in fondo al torbido tunnel di dolore vissuto dalle protagoniste. In ognuna di loro è presente un poco di Nadia; in ognuna di loro tutte le donne si riconoscono per uno o più minuti particolari, ad ognuna di loro è possibile dare qualsiasi nome ché, tanto, il risultato non cambia.
E così, l'io narrante ci prende per mano per condurci, pagina dopo pagina, all'interno dei pensieri delle protagoniste del libro, affinché noi si sappia che, malgrado l'esistenza tenda a dipanarsi come più le pare e piace, spetta a noi lottare con le unghie e con i denti, per far sì di non perdere mai la dignità, rifuggendo da chi pretende di dirci che siamo nate per soffrire. E invece no! Clara e le altre sono lì a testimoniarci che un'altra via è possibile e che, oltre tutto quel dolore e quella morte, che così tanto timore ci incute, esiste un luogo in cui l'anima può correre libera, per raggiungere il suo scopo di gioia originaria. Al di là del bene e del male.
Tre particolari, sopra a tutti, mi spingono a consigliare la lettura di Io, Clara... e le altre: l'approfondita analisi psicologica delle protagoniste e dell'unico interprete, Roberto, la semplicità dell'esposizione e, ultimo ma non meno importante, il gusto dell'autrice per quelle piccole perle di saggezza popolare di cui l'intera sua esistenza è intrisa e che, pari pari, è possibile ritrovare, qua e là, lungo il testo.
Recita il verso di un brano musicale degli anni '70: “Le cose della vita fanno piangere i poeti ma, se non le fermi subito, diventano segreti” (Venditti). Con il suo testo d'esordio Nadia Lattanzi è riuscita ad andare davvero oltre rendendoci, in tutta la loro cruda realtà, alcune vicende umane che, se taciute, avrebbero finito per ingrossare le fila di quei nascosti pensieri della vita di cui è pieno il mondo e che, sempre e comunque, meritano di essere divulgati. Ed anche questo è uno dei grandi meriti di una scrittrice i cui lavori vanno fatti girare, per essere conosciuti. Perché? Perché ogni donna possa in essi riconoscersi e, magari, sentirsi un po' meno sola, con quel dolore che batte in testa e che proprio non ne vuole sapere di andarsene.
Il testo d'esordio di Lattanzi, Io, Clara... e le altre, ci invita a prendere in mano la chiave di un prezioso scrigno, che a lungo l'autrice aveva tenuto chiuso, nel segreto del suo cuore, convinta che le storie delle donne del suo testo non fossero degne di essere lette, assimilate, vissute e fatte proprie e, invece, la scelta di renderle pubbliche si è rivelata, con il passare del tempo, felice, come la lieta fine che si riesce a scorgere, in fondo al torbido tunnel di dolore vissuto dalle protagoniste. In ognuna di loro è presente un poco di Nadia; in ognuna di loro tutte le donne si riconoscono per uno o più minuti particolari, ad ognuna di loro è possibile dare qualsiasi nome ché, tanto, il risultato non cambia.
E così, l'io narrante ci prende per mano per condurci, pagina dopo pagina, all'interno dei pensieri delle protagoniste del libro, affinché noi si sappia che, malgrado l'esistenza tenda a dipanarsi come più le pare e piace, spetta a noi lottare con le unghie e con i denti, per far sì di non perdere mai la dignità, rifuggendo da chi pretende di dirci che siamo nate per soffrire. E invece no! Clara e le altre sono lì a testimoniarci che un'altra via è possibile e che, oltre tutto quel dolore e quella morte, che così tanto timore ci incute, esiste un luogo in cui l'anima può correre libera, per raggiungere il suo scopo di gioia originaria. Al di là del bene e del male.
Tre particolari, sopra a tutti, mi spingono a consigliare la lettura di Io, Clara... e le altre: l'approfondita analisi psicologica delle protagoniste e dell'unico interprete, Roberto, la semplicità dell'esposizione e, ultimo ma non meno importante, il gusto dell'autrice per quelle piccole perle di saggezza popolare di cui l'intera sua esistenza è intrisa e che, pari pari, è possibile ritrovare, qua e là, lungo il testo.
Recita il verso di un brano musicale degli anni '70: “Le cose della vita fanno piangere i poeti ma, se non le fermi subito, diventano segreti” (Venditti). Con il suo testo d'esordio Nadia Lattanzi è riuscita ad andare davvero oltre rendendoci, in tutta la loro cruda realtà, alcune vicende umane che, se taciute, avrebbero finito per ingrossare le fila di quei nascosti pensieri della vita di cui è pieno il mondo e che, sempre e comunque, meritano di essere divulgati. Ed anche questo è uno dei grandi meriti di una scrittrice i cui lavori vanno fatti girare, per essere conosciuti. Perché? Perché ogni donna possa in essi riconoscersi e, magari, sentirsi un po' meno sola, con quel dolore che batte in testa e che proprio non ne vuole sapere di andarsene.
Lidia Borghi
Maggiori informazioni http://nadialattanzi.webnode.com/news/dal-buio-alla-luce-dal-cuore-in-poi/