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...quando scrivo.

giovedì 21 gennaio 2016

Recensione di Io, Clara... e le altre di ‪#‎nadialattanzi‬

Recensione di Io, Clara... e le altre di ‪#‎nadialattanzi‬
E poi arriva Nadia. Forte come la vita, profonda anima salva che ha scelto di mettere l'amore prima di tutto il resto, nella sua vita. Due occhi penetranti, che ti passano da parte a parte, giacché vogliono essere sicuri di arrivarti al cuore. Se vuoi farla felice, lascia che metta i suoi pensieri nero su bianco, permettile di raccontarsi, attraverso l'efficacissimo modo che ha di curare la sintassi e la semantica, invitala ad abbandonarsi al lento, costante fluire del pensiero, sempre collegato con un cuore, il suo, libero da molti condizionamenti, scevro di facili illusioni e ricco, tanto ricco da stupire che ne legge le parole, precise, mai banali o usate a caso e sempre, sempre opportune. Quel che ne verrà fuori è un concentrato di passione, quella stessa che Nadia mette in ogni azione che fa.
Il testo d'esordio di Lattanzi, Io, Clara... e le altre, ci invita a prendere in mano la chiave di un prezioso scrigno, che a lungo l'autrice aveva tenuto chiuso, nel segreto del suo cuore, convinta che le storie delle donne del suo testo non fossero degne di essere lette, assimilate, vissute e fatte proprie e, invece, la scelta di renderle pubbliche si è rivelata, con il passare del tempo, felice, come la lieta fine che si riesce a scorgere, in fondo al torbido tunnel di dolore vissuto dalle protagoniste. In ognuna di loro è presente un poco di Nadia; in ognuna di loro tutte le donne si riconoscono per uno o più minuti particolari, ad ognuna di loro è possibile dare qualsiasi nome ché, tanto, il risultato non cambia.
E così, l'io narrante ci prende per mano per condurci, pagina dopo pagina, all'interno dei pensieri delle protagoniste del libro, affinché noi si sappia che, malgrado l'esistenza tenda a dipanarsi come più le pare e piace, spetta a noi lottare con le unghie e con i denti, per far sì di non perdere mai la dignità, rifuggendo da chi pretende di dirci che siamo nate per soffrire. E invece no! Clara e le altre sono lì a testimoniarci che un'altra via è possibile e che, oltre tutto quel dolore e quella morte, che così tanto timore ci incute, esiste un luogo in cui l'anima può correre libera, per raggiungere il suo scopo di gioia originaria. Al di là del bene e del male.
Tre particolari, sopra a tutti, mi spingono a consigliare la lettura di Io, Clara... e le altre: l'approfondita analisi psicologica delle protagoniste e dell'unico interprete, Roberto, la semplicità dell'esposizione e, ultimo ma non meno importante, il gusto dell'autrice per quelle piccole perle di saggezza popolare di cui l'intera sua esistenza è intrisa e che, pari pari, è possibile ritrovare, qua e là, lungo il testo.
Recita il verso di un brano musicale degli anni '70: “Le cose della vita fanno piangere i poeti ma, se non le fermi subito, diventano segreti” (Venditti). Con il suo testo d'esordio Nadia Lattanzi è riuscita ad andare davvero oltre rendendoci, in tutta la loro cruda realtà, alcune vicende umane che, se taciute, avrebbero finito per ingrossare le fila di quei nascosti pensieri della vita di cui è pieno il mondo e che, sempre e comunque, meritano di essere divulgati. Ed anche questo è uno dei grandi meriti di una scrittrice i cui lavori vanno fatti girare, per essere conosciuti. Perché? Perché ogni donna possa in essi riconoscersi e, magari, sentirsi un po' meno sola, con quel dolore che batte in testa e che proprio non ne vuole sapere di andarsene.
Lidia Borghi


Maggiori informazioni http://nadialattanzi.webnode.com/news/dal-buio-alla-luce-dal-cuore-in-poi/

venerdì 15 giugno 2012

Insonnia

Sono settimane ormai che non dormo più...se andassi veramente con la mente al calendario, forse mi accorgerei che sono mesi. Cosa mi provoca tutto questo?...La consapevolezza di una grande storia d'amore che ora è finita. La voglia di non perdere la persona con cui ho convissuto 8 anni. La certezza di amarla ancora e ancora la certezza che non mi ami più. lei si sta rifacendo una vita mentre io ancora raccolgo i cocci della mia.
Passerà lo so, lo dicono tutti, ma io non sono tutti e i miei tempi non sono i loro. Di una cosa sono assolutamente certa. Se potessi tornerei indietro a cambiare qualcosa.

venerdì 13 aprile 2012

Coraggio


IERI
Ho imprecato in aramaico davanti alla gomma anteriore afflosciata sull'asfalto...e mentre lo facevo cercavo di mettere in ordine nella mia testa tutti gli appuntamenti a cui avrei dovuto dare una spiegazione del mio ritardo. Ecco la mattina è iniziata malissimo. Già col fatto che la moka era sporca e dovevo lavarla prima che il liquido miracolosamente risvegliante potesse sortire effetti positivi sul mio sonno. E chissenefrega se oggi è il mio primo giorno da promossa a Redattrice Capo. Tutto si va a friggere per un caffè e un pneumatico. Accidenti....

OGGI
<<Nooo!! La moka è da lavare...mannaggia, bè sai che c'è che stamattina mi offro cornetto e cappuccino al bar!!>> Mi vesto di corsa e butto un occhio sull'agenda degli appuntamenti. << Redattrice Capo!! Stamattina hai una serie di nuove persone da conoscere!!>> Mi fiondo in strada e ..<< porca miseria...la ruota...eh no!!!Stamattina niente tenterà di rovinarmi la giornata...dunque..colazione e poi in ufficio ci arrivo col bus.. e mi godo Roma a primavera...>>

Se ci avessero insegnato la positività, forse, tutte le nostre giornate NO si sarebbero trasformate in un arcobaleno di possibilità. Se ci fossimo dati la possibilità di imparare da chi è positivo, allora avremmo imprecato meno, sofferto poco...gioito di più. Se potessimo ogni giorno incorniciare ogni momento solo per la sua parte positiva, solo per un secondo di gioia e trasformarlo in un secolo di autentica serenità, allora non avremmo certo vegetato in questa vita. Avremmo vissuto appieno. Trovare all'interno di se stessi il coraggio di uscire da certi binari e cominciare a camminare davvero con le proprie gambe, contare sulle proprie forze, cominciare a ridere cosi anche senza motivo..sono tutte “azioni”volte alla nostra serenità. Sono cambiamenti che ci coinvolgono, anche se possono farci paura, ma che ci aiutano a vivere.
Possiamo imparare a dire BASTA!!!!!! alle nostre ataviche mani attaccate a dei ganci familiari Possiamo staccarci da terra e cominciare a volare. Possiamo immaginarci un palloncino tra le nuvole. Possiamo.
Abbiamo un'infinità di scelte da poter mettere in atto.
Basta avere il coraggio di trovare il coraggio dentro di noi.

mercoledì 14 marzo 2012

Un caffè...e una vita.


La via è affollata, gente che viene, ragazzini che corrono ma non è giorno di scuola oggi? E poi cacchio di quel colloquio non mi hanno fatto sapere più niente! Ma è mai possibile che devi pregare di lavorare? Eppoi fra un po' scade pure l'abbonamento alla televisione...la guardassi poi io quella scatola! Vabbè diciamo che siamo a fine mese e allora Giovanni prenderà lo stipendio. Magari non tutto e subito, per carità, ma intanto l'affitto lo paghiamo. Poi c'è la bolletta della luce, quella , ho l'impressione, che non possa aspettare. Acc...!! Book non mi passare davanti che poi finisce che mi leghi i piedi! Come quella volta che eravamo a via del corso. Ti ricordi Book? Una folla di stranieri sudati e con i panini in mano, un caldo torrido e tu che hai visto una fontanella decidi di correre. Che tipo!! Mi si allaccia il guinzaglio alla caviglia e patapunfete!! Una figura! E la giapponesina, la metà di me, che tenta di raccogliermi!...ho caldo..e..e mi gira un po' la testa e ..Book??...Book?..
“Signorì?...Signorì?"
Il viso rugoso e sdentato di un signore dai capelli bianchi mi guardava dall'alto, con lo sfondo di un cielo plumbeo e di qualche testa riccioluta di bambino che non è andato a scuola.
Sebbene non fosse un gigante mi sovrastava e la sua voce si tramutava in un: “Come stai??”
"B..bene..credo.." borbottai. ...che diavolo è successo pensai.
"Bè nun sembrerebbe, stai stesa su via Tuscolana!" La sua voce mi destò da quel pensiero, dandomi un senso logistico di dove mi trovassi.
"Che devo da chiamà l'ambulanza e ce la famo da soli?"
Mi alzai sui gomiti, con le sue mani nodose, che mi aiutavano in questa non facile operazione. Come diavolo avevo fatto a incastrarmi con lo zaino, le borse e col guinzaglio di Book? Forse perché avevo lo zaino, le borse e Book che trotterellava intorno...o forse perché... già...o forse perché...
"Niente ambulanza ce la faccio..si si sto bene!" guadagnai la posizione da bipede. Book saltava come una rana in uno stagno, felice di vedermi in piedi. Guardai quell'omino che cercava di radunare le buste della spesa aperte sul marciapiede. Raccogliere pomodori e zucchine su via Tuscolana era una scena talmente buffa che in un altra occasione mi sarei presa la briga di riderci su. Solo, ovviamente, stavolta l'occasione riguardava me. E non c'era niente da ridere.
Eccolo li. Piccolo, ma con grandi vene azzurre che cercavano di resistere attaccate alle ossa sotto un sottile strato di pelle. Schiena curva da lavoratore dipendente da una vita. Jeans del mercato rionale, che si vede che non sono proprio all'ultimo grido..e...
"Signorì!? dopo che m'hai fatto la lastra te va de venì con me a pià un caffè?..te girava la testa..mesà!!" La sua era più un osservazione che una domanda. E senza aspettare la mia risposta si dirige, buste in mano, verso il bar. Book guardava ora me ora lui. Aspettava che io facessi qualcosa o che almeno salvassi il suo pranzo.
"Si credo.." rispondo titubante. Ma mi avrà sentita? Io l'apparecchio acustico non l'ho visto. Giuro!
Entrammo nel bar che aveva assistito alla mia dipartita e con fare cavalleresco, l'omino gentile, mollò giù il mio pranzo e qualche cena e mi porse la sedia. Un corale "Ciao cesare!" salutò il suo entrare al bar.
Al ragazzo dietro al bancone disse :"Du caffè!! Bboni me riccomanno, che sta regazzetta c'avuto un calo de pressione!" il giovanotto dietro al bancone sorrise dietro ai brufoli e a un breve accenno di barba. Mise le buste cariche di verdure sotto il tavolino e Book annusò le sue mani. Lui gli regalò una strizzata di orecchie.
Aspettò che l'imberbe barista “confezionasse” i due caffè, prese le due tazzine con mani tremolanti, tanto che dubitai del loro arrivo e poi si accomodò davanti a me. Scelse con cura due bustine di zucchero e le versò nel liquido “miracoloso”. Si vedeva che per lui era come un rito e si vedeva che con quei gesti stava dicendo calma..prendiamoci tempo.
Mescolò con cura e poi mi passò il mio. Mi guardò negli occhi e sorrise. Una fila di “non denti” aprì il sipario a un'anima troppo vissuta. A una vita di lavoro, di cose che non si sa come dire, perché gli studi chi l'ha fatti? A un tempo che è ormai troppo perché chi ci stava a fianco “è andato a fare un viaggio”. A dei figli che c 'hanno un lavoro importante e dunque poco tempo per un caffè. Ci guardammo in silenzio col rumore delle tazzine che escono dalla lavastoviglie e un panino che soffia profumi di hamburger e cipolle. Il telefono che squilla. E.. "scusa che mi dai un pacchetto di marlboro?"da un ragazzetto con troppi piercing.
Il caffè era buono. Lui lo tracannò come fosse abituato a quella droga dei poveri. Cincischiò con lo zucchero rimasto sul fondo e continuò a guardami. Io imbarazzata e con un mal di schiena da Guinnes dei primati, sorrisi a mia volta. Gli occhi negli occhi e Book adagiato sopra i suoi piedi. Per un lungo attimo mi sembrò che, stavolta, era lui a fare la lastra a me.
Abbassai lo sguardo sul tavolo e un pensiero mi alleggerì il cuore..
Spinsi indietro la sedia e, forse non solo quella, feci la conta delle mie cose e poi lo guardai di nuovo.
"Devo andare ora...grazie di cuore." e tornai nei suoi occhi, per un breve istante, mi alzai per pagare e la signora alla cassa mi fermò con un: "C'ha penzato già er sor Cesare" e lo guardò dalla larghezza dei suoi quasi cento chili.
Io,invece, guardai lui con gratitudine.
"Grazie Cesare, lei è stato veramente gentile! Arrivederci!"
Mi guardò con occhi dolci e mi rispose..
"Arrivederci..eeeh..regazzì?...."
Sorrise..
"Sto pupo che deve nasce! Tiello! "
Sorrisi.
Via Tuscolana era sempre affollata. Forse di più di prima.
Ma si...che aspetti anche l'abbonamento a mamma RAI..e magari, al padrone di casa, chiediamo se si può pagare un po' meno per i primi tempi..e alla fine chissenefrega!!! Dove si mangia in due si mangia pure in tre, diceva sempre nonna. Magari ar Sor Cesare gli posso chiedere se qualche volta il “pupo” ce lo tiene lui.
Continuai a sorridere.

venerdì 24 febbraio 2012

SARA – Quella sola volta


L'attrazione era palpabile..
R. riconobbe il suo cuore correre dietro al suo respiro..la baciò dolcemente e poi con
passione, le tolse il velo di seta che le impediva di sentire la sua pelle. E litigò con i
suoi jeans che s'arresero sotto le sue mani. La condusse sul letto ed esploro' ogni
centimetro di pelle. Con gli occhi, la bocca, le mani. La fece fremere di desiderio.. in
attesa..Poi fu il turno di lei..gli aprì i bottoni rimasti della camicia, accarezzando le
spalle e scendendo sulla schiena tesa, l'attirò a se. Capì quanto lui la desiderasse.. si
arrese davanti alla sua maestria, al suo modo di farla salire all'apice del desiderio e
poi di farla precipitare nell'abisso del piacere. Incurante di se stesso e di quanto
desiderasse entrare in lei! Lo adorava per questo. Ogni suo gesto era volto alla sua
soddisfazione..al suo piacere.. E lui.
Lui impazziva al solo pensiero delle braccia di lei che salivano sopra la testa, segnale
che lei accettava il suo volere, che si donava a lui senza riserve o paure! Fuori da ogni
condizionamento lei aprì il suo cuore e il suo corpo fidandosi di lui, che non l'avrebbe
mai violato,tradito. Spense la mente e si costrinse ad essere presente..pensò: <Tutto è
niente di fronte all'inferno del sesso.>